Immaginiamoci in auto, su una strada sconosciuta, non abbiamo idea dove conduca e non sappiamo dove stiamo andando.
Ovunque troviamo cartelli che indicano località diverse dai nomi più o meno noti, più o meno interessanti, ne abbiamo sentito parlare, ma non ci siamo mai stati di persona.
Altri cartelli ci segnalano pericoli, obblighi e divieti.
Sappiamo guidare l'auto, ce l'ha insegnato qualcuno, e la conduciamo senza problemi, sì ma dove?
Se la nostra destinazione fosse chiara sarebbero più utili le indicazioni di direzione piuttosto che le informazioni estemporanee di un dosso piuttosto che quelle di una curva pericolosa? Il punto è che non sappiamo dove stiamo andando e neppure dove arriveremo né quando.
Ho sempre trovato affascinante l'etimologia delle parole.
Docente è colui che indica, insegnante è colui che segnala.
In un mondo che cambia ad una velocità vertiginosa, ha ancora senso pensare che esista la "giusta" via, piuttosto che "insegnare" e "segnalare"?
Credo che la sfida lanciata dalle nuove tecnologie si giochi tra questi due termini: siamo docenti o insegnanti?
Dobbiamo condurre gli alunni verso ciò che noi sappiamo o piuttosto insegnare loro quello che non sanno?
Il processo di insegnamento/apprendimento è assolutamente reversibile, io imparo tanto quanto insegno e sto imparando a non preparare lezioni da docente, ma da insegnante con "l'unità didattica" che non è "unitaria", ma è un pretesto per sondare le conoscenze pregresse e sviluppare competenze utili in un ambiente più ampio, competenze che aiutino ogni alunno a capire i propri interessi e le proprie inclinazioni.
Anzi, preparo le lezioni come un eterno studente, cioè colui che esamina con attenzione indicazioni e segnali, sapendo di non sapere.
Non avrei mai trovato questa strada senza l'utilizzo della rete e dei suoi innumerevoli insegnamenti, anche se non tutti sono piacevoli.
Ovunque troviamo cartelli che indicano località diverse dai nomi più o meno noti, più o meno interessanti, ne abbiamo sentito parlare, ma non ci siamo mai stati di persona.
Altri cartelli ci segnalano pericoli, obblighi e divieti.
Sappiamo guidare l'auto, ce l'ha insegnato qualcuno, e la conduciamo senza problemi, sì ma dove?
Se la nostra destinazione fosse chiara sarebbero più utili le indicazioni di direzione piuttosto che le informazioni estemporanee di un dosso piuttosto che quelle di una curva pericolosa? Il punto è che non sappiamo dove stiamo andando e neppure dove arriveremo né quando.
Ho sempre trovato affascinante l'etimologia delle parole.
Docente è colui che indica, insegnante è colui che segnala.
In un mondo che cambia ad una velocità vertiginosa, ha ancora senso pensare che esista la "giusta" via, piuttosto che "insegnare" e "segnalare"?
Credo che la sfida lanciata dalle nuove tecnologie si giochi tra questi due termini: siamo docenti o insegnanti?
Dobbiamo condurre gli alunni verso ciò che noi sappiamo o piuttosto insegnare loro quello che non sanno?
Il processo di insegnamento/apprendimento è assolutamente reversibile, io imparo tanto quanto insegno e sto imparando a non preparare lezioni da docente, ma da insegnante con "l'unità didattica" che non è "unitaria", ma è un pretesto per sondare le conoscenze pregresse e sviluppare competenze utili in un ambiente più ampio, competenze che aiutino ogni alunno a capire i propri interessi e le proprie inclinazioni.
Anzi, preparo le lezioni come un eterno studente, cioè colui che esamina con attenzione indicazioni e segnali, sapendo di non sapere.
Non avrei mai trovato questa strada senza l'utilizzo della rete e dei suoi innumerevoli insegnamenti, anche se non tutti sono piacevoli.